La storia

La chiesa di S. Francesco sorge su piazzale Della Rosa intitolato ai primi signori di Sassuolo. Essa è insigne monumento secentesco, testimonianza della volontà artistica degli Estensi, che vi impiegarono architetti e pittori dell’attiguo Palazzo ducale, e della secolare devozione sassolese all’antico crocifisso chiamato “Santo Tronco”. Originariamente una chiesa dedicata alla Santa Croce e poi a S. Francesco, che secondo la tradizione passò da Sassuolo, sorgeva sulla parte opposta del piazzale. Nell’ambito dei lavori di trasformazione della Rocca voluti da Francesco d’Este, fu abbattuta e ricostruita di fronte come cappella palatina, a partire dal 1650, su disegno dell’architetto romano Bartolomeo Avanzino.

Essa venne unita alle stanza del Palazzo ducale tramite un collegamento, il così detto “corridoio segreto” che consentiva al duca di accedervi direttamente. Nel 1667 si iniziò la costruzione del coro su progetto del Loraghi, terminata nel 1779. Nel corso del XIX sec. Fu edificato l’attuale campanile ideato dal lotti nel 1842.

Nella chiesa vennero poi eseguiti interventi conservativi nell’Ottocento e nei primi del Novecento, ma non sempre in modo adeguato. Nel 1994 fu istituito un Comitato per il restauro dell’edificio, composto dall’Arciconfraternita del SS. Crocifisso, da rappresentanze di imprenditori, da istituzioni e cittadini, il quale ha saputo restituire al monumento l’antico valore artistico.

Nella chiesa è venerato il Santo Tronco, crocifisso miracoloso a cui sono devotissimi i sassolesi, che viene dall’arciconfraternita esposto al bacio dei fedeli il giovedì e venerdì santo e portato in processione per le vie cittadine, con gran seguito di persone, il giovedì santo. Il S. Tronco e la chiesa stessa sono affidati alla custodia dell’Arciconfraternita laica del SS. Crocifisso. Istituita nel 1588 da Marco Pio, signore di Sassuolo e da sua moglie Clelia Farnese sull’ esempio di quella romana di San Marcello al Corso, aveva come doveri di statuto il culto del crocifisso, la pratica delle opere di misericordia spirituale e corporale l’assistenza ed il conforto dei condannati a morte, l’assegnazione della dote a fanciulle povere di provata onestà; inoltre poteva ottenere, una volta all’anno, la liberazione di un condannato a morte. Oggi essa continua la cura della chiesa e di quanto vi è contenuto, nella promozione artistico – culturale della stessa e nella devozione religiosa, rivolta particolarmente al S. Tronco.

L’attuale crocifisso non è quello di forme probabilmente bizantine portato dalla Turchia dai Pio e di cui si è persa memoria, ma è secentesco con croce lignea dipinta e Cristo in cartapesta, e si correda, secondo il gusto barocco delle statue in legno argentato della Maddalena inginocchiata e di due angioletti con calici.

L’interno

La chiesa ha una pianta ad aula, con volta a botte, su cui si affacciano due grandi cappelle laterali, affiancate da altre di minore entità sulle quali sono imposte le tribune destinate alla famiglia ducale ed al seguito.

A destra, la cappella centrale è dedicata al S. Tronco. Nell’ancona lignea è conservato il crocefisso, nascosto da una tela raffigurante la “glori degli angeli con la croce”, copia del XIX sec. Di un dipinto secentesco del francese O. Dauphin. La tela può essere alzata come un sipario, specialmente nei giorni della Passione, per dar vita d una ricostruzione del Calvario. Il Garimberti, gesuita di corte, aveva inteso creare una sacra rappresentazione resa più evidente dalla scalinata con balaustre, allestita ancora oggi davanti all’altare nella settimana santa, su cui vengono collocati quattro angeli in legno dipinto che sorreggono torce o strumenti della crocifissione. Il paliotto secentesco in scagliola, rappresenta il crocifisso e due confratelli inginocchiati ed incappucciati, è di bottega carpigiana. La cancellata in ferro battuto ed ottone è del 1893.

A destra dell’altare vi è la piccola cappella dedicata a S. Lucia.

Il grande altare maggiore, in legno divide la navata dal coro.

Quattro poderose basi sostengono le colonne corinzie con timpano a volute che racchiudono uno scudetto raffigurante due confratelli adoranti il crocifisso. La pala del pittore fiammingo Michele Desubleo, eseguita nel 1654, rappresenta l’”estasi di S. Francesco” in cui la disposizione delle figure imprime un movimento ascensionale all’intera rappresentazione. Nel tabernacolo è conservata una reliquia di legno della Croce, donata alla chiesa nel 1803. il paliotto in scagliola, raffigurante S. Francesco inginocchiato davanti al crocefisso, è opera secentesca di bottega carpigiana.

A sinistra, si trova l’altare, in legno, della “Madonna del pellegrino”, frammento di affresco proveniente dal soppresso oratorio di S. Stefano. L’affresco, della prima metà del Quattrocento, è stato restaurato nel 1981 ad opera dell’arciconfraternita e di privati. Lo schema architettonico dell’altare è identico a quello del SS. Crocefisso, tranne che per l’atteggiamento dei putti sul coronamento e per gli stemmi, alla base delle colonne, della famiglia Bianchi che ottenne da Francesco I nel 1653 l’investitura dell’altare. Il paliotto in scagliola colorata, raffigurante la Madonna con bambino tra i fiori ed uccelli, è opera secentesca di bottega carpigiana. La cancellata in ferro battuto ed ottone è del 1931.

A sinistra dell’altare vi è la piccola cappella dedicata ai caduti in guerra e a destra quella di S. Andrea Avellino.

L’aula è stata affrescata nel 1651 dai quadraturisti bolognesi B. Binchi e GG. Monti con finte architetture, festoni, tendaggi, balconate secondo il carattere illusorio dell’arte barocca presente anche nel Palazzo ducale. In alto, le quattro figure femminili che reggono stemmi estensi celebrativi della grandezza del committente rappresentano le virtù della Fede, Pietà, Fortezza, Religione. Al centro della volta, il pittore francese Jean Boulanger, autore dei grandiosi cicli pittorici del Palazzo ducale, dipinse nel 1652 l’”apoteosi di S. Francesco”. Al di sopra della porta della chiesa, una finta balconata con drappo estense sta ad indicare il posto d’onore del duca, di norma di fronte all’altar maggiore. Gli scudi color oro che corrono in basso lungo le pareti, con scritte in latino e figure simboliche, sono le “imprese”, obiettivi a cui deve tendere un principe cristiano.

Quadrature nelle volte delle cappelle laterali sono state eseguite da A. Ruscelli e A. Valentini nel corso dell’ottocento.

L’acquasantiera secentesca è di pietra veronese.

Il coro

A campana, ha il soffitto a cassettoni. Dietro l’altar maggiore, un dipinto risalente con buona probabilità al XVII sec. E raffigurante la Madonna della Ghiara venerata a Reggio Emilia, ricorda il pellegrinaggio compiuto da Marco Pio. Sotto, ante cinquecentesche dipinte all’interno con le figure di S. Giovanni evangelista e della Madonna appartenevano all’antica cassa in cui era custodito il S. Tronco.

L’organo dai bei fregi intagliati e tuttora funzionante, è di fattura secentesca. Venne trasferito nel 1785 in S. Francesco, dal soppresso oratorio di S. Stefano. Sotto l’organo nella curva absidale , si trovano un’acquaforte francese della seconda metà del seicento raffigurante il “corteo della chiesa trionfante” e gli stalli dipinti dei membri della confraternita.

Nel coro ed in locali attigui si conservano arredi, quadri, ritratti, reliquiari, suppellettili sacre e pregevoli ex voto risalenti questi, in gran parte, al Seicento e Settecento.


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